Sistema di Numerazione Romano
Il sistema di numerazione romano è un "sistema di numerazione additivo", vale a dire che ad ogni simbolo viene associato un valore e il numero rappresentato è dato dalla somma dei valori dei simboli. Di recente ho visitato Castel Sant'Angelo e sono rimasta colpita dal fatto che l'uscio di molte delle stanze dei piani alti, avesse inciso sull'architrave il nome di un papa: PIO IIII. La mia prima reazione è stata di scherno, ma poi ho pensato che non poteva esser possibile un errore così grossolano e infatti ho trovato che nel sistema originale nell'antica Roma, i simboli venivano sempre addizionati e mai sottratti ed era accettata la ripetizione di un simbolo anche per quattro volte. Il sistema di numerazione romano così come lo conosciamo è quindi una modifica del Medioevo, quando ci si accorse che l'originale risultava troppo lungo per descrivere alcuni numeri. I simboli sono sempre gli stessi e sono sette:
Per costruire un numero romano occorre osservare alcune semplici regole generali:
1. Il valore del numero è dato dalla la somma dei valori dei caratteri. Ad esempio 6 = V + I.
2. I simboli possono esere ripetuti fino a tre volte. Alla quarta, si deve sottrarre uno.
Ad esempio, non si può rappresentare 4 come IIII, ma con IV ("1 - 5"),
40 = XL ("10 - 50"),
44 = XLIV ("10 in meno di 50, più uno in meno di 5").
3. I "caratteri di quintina" non possono essere ripetuti.
3. I "caratteri di quintina" non possono essere ripetuti.
Es.: 10 E' sempre rappresentato come X, mai come VV. 100 è sempre C, mai LL.
4. Le cifre dei numeri romani sono sempre scritte dal più grande al più piccolo (ordine decrescente) e letti da sinistra a destra.
4. Le cifre dei numeri romani sono sempre scritte dal più grande al più piccolo (ordine decrescente) e letti da sinistra a destra.
Ad esempio:
DC = 600
CD = 400 (un numero completamente diverso)
CI = 101
IC = non è un numero romano valido (perchè non si può sottrarre 1 direttamente da 100; 99 si deve scrivere XCIX, "10 in meno di 100 e poi 1 in meno di 10").
I limiti di questo sistema sono rappresentati da vari fattori, per questo cadde in disuso e si preferì il sistema di numerazione arabo. Infatti, non c'è modo di rappresentare lo 0 in numeri romani. Gli antichi romani non avevano proprio il concetto di 0 come numero. I numeri servivano a contare quello che si aveva; come si fa a contare quello che non si ha? Inoltre, non c'era modo di rappresentare quantità negative, nè i decimali o le frazioni.
I limiti di questo sistema sono rappresentati da vari fattori, per questo cadde in disuso e si preferì il sistema di numerazione arabo. Infatti, non c'è modo di rappresentare lo 0 in numeri romani. Gli antichi romani non avevano proprio il concetto di 0 come numero. I numeri servivano a contare quello che si aveva; come si fa a contare quello che non si ha? Inoltre, non c'era modo di rappresentare quantità negative, nè i decimali o le frazioni.
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Commenti
Rimane aperta la questione sul perchè sui quadranti degli orologi compaia IIII al posto di IV. Ho letto varie versioni tutte molto accattivanti.